lunedì 11 febbraio 2013

Armonie dello Spirito


Lo Sguardo di Maria
La santa Vergine è la nostra madre, si sa.
È la madre del genere umano. La nuova Eva. Ma ne è anche la Figlia.
Il vecchio mondo, il doloroso mondo, il mondo anteriore alla grazia l’ha cullata a lungo sul suo cuore desolato, per secoli e secoli, nell’attesa oscura, incomprensibile, di una virgo genitrix…
Per secoli e secoli ha protetto con le sue vecchie mani cariche di crimini, con le sue mani appesantite, la ragazza meravigliosa di cui non conosceva neppure il nome. Una ragazza, questa regina degli angeli!
La santa Vergine non ha avuto né trionfo né miracoli. Suo figlio non ha permesso che la gloria umana la sfiorasse, neppure con l’estremità più sottile della sua ala selvaggia.
Nessuno ha vissuto, ha sofferto, è morto così semplicemente e in una ignoranza così profonda della propria dignità, una dignità che tuttavia la pone al di sopra degli angeli. Poiché, infatti, ella è nata senza peccato: che stupefacente solitudine! Una sorgente così pura, così limpida, così limpida e così pura che non poteva neppure vedervi riflessa la propria immagine, fatta per la sola gloria del Padre. O sacra solitudine!
La Vergine era l’Innocenza. Ella non ha del peccato alcuna esperienza, quell’esperienza che non è mancata ai più grandi santi. Lo sguardo della Vergine è il solo sguardo realmente infantile, il solo vero sguardo da bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e sulla nostra infelicità.
Per pregarla bene, occorre sentire su di sé questo sguardo, che non è per nulla quello dell’indulgenza ma della tenera compassione, della sorpresa dolorosa, di non so quale sentimento inconcepibile, inesprimibile, che la fa più giovane del peccato, più giovane della razza da cui è nata e, per quanto madre della grazia, madre delle grazie, la più giovane del genere umano.
G. Bernanos - Journal, 1192