Lo Sguardo di Maria
La santa Vergine è la nostra madre,
si sa.
È la madre del genere umano. La
nuova Eva. Ma ne è anche la Figlia.
Il vecchio mondo, il doloroso mondo,
il mondo anteriore alla grazia l’ha cullata a lungo sul suo cuore desolato, per
secoli e secoli, nell’attesa oscura, incomprensibile, di una virgo genitrix…
Per secoli e secoli ha protetto con
le sue vecchie mani cariche di crimini, con le sue mani appesantite, la ragazza
meravigliosa di cui non conosceva neppure il nome. Una ragazza, questa regina
degli angeli!
La santa Vergine non ha avuto né
trionfo né miracoli. Suo figlio non ha permesso che la gloria umana la sfiorasse,
neppure con l’estremità più sottile della sua ala selvaggia.
Nessuno ha vissuto, ha sofferto, è
morto così semplicemente e in una ignoranza così profonda della propria
dignità, una dignità che tuttavia la pone al di sopra degli angeli. Poiché,
infatti, ella è nata senza peccato: che stupefacente solitudine! Una sorgente
così pura, così limpida, così limpida e così pura che non poteva neppure
vedervi riflessa la propria immagine, fatta per la sola gloria del Padre. O
sacra solitudine!
La Vergine era l’Innocenza. Ella non
ha del peccato alcuna esperienza, quell’esperienza che non è mancata ai più
grandi santi. Lo sguardo della Vergine è il solo sguardo realmente infantile,
il solo vero sguardo da bambino che si sia mai levato sulla nostra vergogna e
sulla nostra infelicità.
Per pregarla bene, occorre sentire
su di sé questo sguardo, che non è per nulla quello dell’indulgenza ma della
tenera compassione, della sorpresa dolorosa, di non so quale sentimento
inconcepibile, inesprimibile, che la fa più giovane del peccato, più giovane
della razza da cui è nata e, per quanto madre della grazia, madre delle grazie,
la più giovane del genere umano.
G. Bernanos - Journal,
1192